A 12 anni, Daniele Noè custodiva due piantine di mais come fossero un tesoro. Oggi, a 33 anni, da quelle piantine ha fatto nascere una realtà agricola d’eccellenza: Auris, un’azienda fondata nel 2015 a Dairago (Milano), che ogni anno produce oltre 100 quintali di mais Marano e grani pigmentati rari, nel segno della qualità e della sostenibilità.
Tutto ha avuto inizio con una storia di famiglia. “Lo zio Pietro, panettiere, mi raccontava del mais Marano, una varietà antica che un tempo dava una farina straordinaria per la polenta: profumata, saporita, di un giallo intenso. Ma era sparita. Così ho deciso di cercarla”. Una vera caccia al seme perduto, che Daniele Noè ha affrontato con determinazione fin da piccolo. Il primo tentativo di coltivazione fallisce a causa della siccità, ma due piantine sopravvissute nel suo orto diventano l’origine di tutto.
La passione cresce, e con essa anche il desiderio di approfondire. Dopo il diploma in agraria, Daniele Noè si laurea in Agrotecnologie per l’Ambiente e il Territorio, poi in Scienze Agrarie, specializzandosi nelle tecnologie dei cereali. Parallelamente viaggia in Europa per studiare nuove tecniche e confrontarsi con centri di ricerca all’avanguardia. Nel frattempo, inizia a coltivare i suoi primi appezzamenti. Nasce così Auris, che oggi lavora con l’Università di Torino e altri istituti italiani ed esteri, e che condivide il cammino con Daniela Curatolo, compagna di vita e di impresa.
L’anima di Auris è duplice: da un lato, la produzione di farine e cereali di alta qualità, frutto di una filiera controllata dalla semina alla macinazione, con tecniche rispettose dell’ambiente e del suolo. Dall’altro, un’intensa attività sperimentale, con coltivazioni dedicate esclusivamente alla ricerca e al miglioramento della fertilità dei terreni, secondo i principi dell’agricoltura conservativa e rigenerativa.
La missione è chiara: “Vogliamo dimostrare che anche nei terreni dell’Alto Milanese, spesso considerati marginali o destinati all’edilizia, si possono ottenere prodotti agricoli straordinari”. Ma le difficoltà non mancano. “Le istituzioni non ci supportano, mancano fondi e visione. Non ho ricevuto un euro di aiuti, vado avanti investendo su me stesso. Inoltre, è sempre più difficile trovare terreni in affitto a lungo termine: la cementificazione è una minaccia costante”. Eppure, Daniele Noè non si ferma. La sua è una battaglia culturale oltre che agricola: “L’agricoltura non è il passato, è il futuro. È cura del territorio, è biodiversità, è salute. E anche due piantine possono cambiare tutto, se ci credi davvero”.