“La guerra portata dalla Russia in Ucraina è un acceleratore delle nostre responsabilità”: ma l’Italia, può farcela? La risposta, secondo Paolo Gallo, è affermativa.
L’Amministratore Delegato di Italgas ha rilasciato una lunga riflessione a “Il Foglio” sulla situazione energetica dell’Italia, in relazione al difficile contesto geopolitico che stiamo vivendo. Rinunciare al gas russo non è ovviamente un processo facile, ma è fattibile.
“La guerra in Ucraina ha riportato in primo piano il tema dell’eccessiva dipendenza dell’Europa da un solo fornitore e la necessità di vincere l’inerzia che ha determinato questa situazione. Questa urgenza ha indotto la Commissione europea a tracciare un percorso chiaro per sostituire da qui al 2030 155 miliardi di metri cubi di gas naturale che l’Europa ha importato nel 2021 dalla Russia”. Aumenteranno dunque le importazioni di Gnl dal Quatar, da Stati Uniti, Egitto e Africa occidentale. Il gas naturale arriverà da Azerbaigian, Algeria, Norvegia e Libia. E poi l’idrogeno, il biometano. L’obiettivo resta rinunciare ai 29 miliardi di metri cubi di gas provenienti annualmente dalla Russia, riuscendo comunque a coprire il fabbisogno più alto che si verifica durante i mesi invernali. “L’embargo non è un’utopia e di fronte a un dramma come quello ucraino onestamente non mi stupisco che sia un’opzione al vaglio”, ha dichiarato Paolo Gallo.
Il mondo energetico, come è emerso nelle ultime settimane, ha bisogno di interventi a lungo termine: bisogna concentrarsi su ciò che serve nei momenti ordinari, lavorare sull’ordinarietà e dunque sulla transizione energetica ed ecologica fondata su efficienza e neutralità. Per raggiungere tali obiettivi, la trasformazione digitale di asset, processi e servizi deve procedere spedita, così come la diversificazione di tutte le fonti e la decarbonizzazione dei consumi.
L’AD di Italgas si concentra poi su due snodi fondamentali, il nucleare (un terreno su cui ideologia, immobilismo ed inefficienza hanno fatto parecchi danni) e il biometano (una fonte preziosa, rinnovabile, immediatamente disponibile ma su cui grava, in Italia, la lungaggine del processo di autorizzazione degli impianti).
“La transizione ecologica del futuro non la si può affrontare caricando il Paese di ideologia. L’ideologia è spesso sinonimo di immobilismo. L’immobilismo è spesso sinonimo di status quo. Lo status quo impedisce di generare competizione tra le fonti di energia. E la scarsa competizione tra le fonti energetiche impedisce di lavorare all’indipendenza energetica dell’Italia mettendo al centro tutto quello di cui oggi ha bisogno: tecnologia, efficienza, neutralità”.
Per maggiori informazioni:
https://www.ilfoglio.it/economia/2022/04/20/news/il-capo-di-italgas-ci-spiega-perche-l-italia-non-deve-avere-paura-dell-embargo-russo–3922997/