Quando si tratta di riprendersi dopo un periodo di crisi, come quello scaturito dalla pandemia, e ripartire bisogna studiare bene le varie possibilità e capire verso quale direzione volersi spingere. Cristina Scocchia ha le idee molto chiare sulla strada da percorrere: l’AD di Kiko è convinta infatti che i valori trainanti dovranno essere di tipo etico-sociale e comporteranno quindi scelte volte alla salvaguardia dei posti di lavoro, ma anche all’impatto ambientale e sociale. “In un momento di crisi è fondamentale che chi guida un’impresa integri la creazione di valore economico con i valori etico-sociali, perseguendo una meta che non è il puro guadagno, ma il benessere di tutti gli attori della catena”. Insomma, “chi è a capo di un’azienda dovrebbe fare una sorta di giuramento che leghi il suo agire al rispetto di un codice etico e morale più elevato”.
Sul versante della sostenibilità, Cristina Scocchia ricorda che nel 2018 l’azienda ha introdotto “una linea di prodotti con formulazioni e packaging con altissime percentuali di ingredienti di origine naturale”, dal nome Green Me. Adesso è arrivato il momento per Kiko di approcciarsi a sfide ancora più impegnative, come quella di riuscire entro il 2025 a rendere almeno il 50% dei packaging sostenibili e poter fare affidamento solo su fornitori che garantiscano standard molto elevati di responsabilità sociale e ambientale. Un altro obiettivo con scadenza più breve riguarda invece gli imballaggi dell’e-commerce, che nel giro di un anno dovranno essere 100% plastic free.
In quanto a responsabilità sociale, dall’inizio di quest’anno la realtà guidata da Cristina Scocchia ha iniziato a collaborare con la Fondazione Umberto Veronesi, facendosi promotrice di una campagna di divulgazione scientifica rivolta alle donne. Ha finanziato due borse di studio annuali per giovani ricercatrici e ha dato la possibilità a tutte le sue 2.500 dipendenti donne di effettuare un Pap Test gratuito. Ha inoltre donato 1 milione di prodotti al Banco Alimentare e ha supportato Aibi e le donne vittime di violenza.
Uno dei pilastri che più ha aiutato l’azienda a tenersi in piedi durante la pandemia è stato sicuramente l’e-commerce che si è di fatto aggiudicato una fetta rilevante del fatturato. Cristina Scocchia traccia l’evoluzione della vendita online: “Questo canale, che valeva il 3,5% del nostro fatturato nel 2017 e il 7% nel 2019, oggi ha raggiunto una quota del 22%”. La crescita interessa soprattutto l’Asia, in particolare la Cina, dove insieme al Medio Oriente sono previste circa 100 aperture l’anno nel triennio 2021-2023.
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