Dalla cucina alla produzione di biocarburante, ancora un traguardo all’insegna della sostenibilità per Serenissima Ristorazione. L’azienda leader in Italia nel settore della ristorazione collettiva e commerciale è infatti impegnata nella raccolta degli oli esausti da cucina per destinarli alla filiera dei biocarburanti. Il progetto è in atto grazie a una partnership con Sapi Green Oil, controllata del Gruppo Sapi S.p.A. specializzata nella raccolta e rigenerazione di olio vegetale di scarto.
In questo modo Serenissima Ristorazione è in grado di gestire correttamente gli oli provenienti dalle cucine del Gruppo, con 11.703 litri di olio esausto (CER 200125) raccolti nel 2022 in 60 cucine dislocate a livello nazionale. Nello specifico, tutti gli oli raccolti nei punti di origine sono destinati direttamente, o previo passaggio da impianti di transito R13, a impianti di recupero R9 o R12, incaricati delle operazioni di rigenerazione del rifiuto. Gli impianti operano nel rispetto di quanto previsto nelle autorizzazioni rilasciate dalle autorità locali competenti, con iscrizione presso uno dei due consorzi riconosciuti, ovvero RenOils e/o CONOE.
Sono diversi i motivi per cui è importante gestire correttamente gli oli di scarto. In primo luogo, smaltirli costituisce una sfida in termini ambientali. Per questo motivo, riciclarli per produrre biocarburante è una soluzione sostenibile e responsabile. È inoltre un’operazione vantaggiosa per ridurre l’emissione di gas serra: i biocarburanti sono infatti una fonte di energia rinnovabile e possono contribuire a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili. I risvolti includono anche impatti positivi sulla salute pubblica: gli oli esausti sono generalmente considerati un rifiuto pericoloso che, se smaltito non adeguatamente, può trasformarsi in un inquinante. Non da ultimo, anche una possibilità di tipo economico attraverso la vendita.
Come reso noto da Serenissima Ristorazione, gli oli rigenerati provenienti dalle cucine del Gruppo sono destinati alla filiera dei biocarburanti: gli operatori finali del processo di trasformazione sono infatti bioraffinerie che producono biodiesel o HVO (hydrotreated vegetable oil). Tutta la filiera è certificata nel rispetto dei requisiti stabiliti dal Sistema nazionale di certificazione della sostenibilità dei biocarburanti e dei bioliquidi (D.M. 14.11.2019) o dallo Schema ISCC EU, i cui principi si fondano sugli obiettivi e sui principi della Direttiva Europea RED II (Dir. EU 2001/2018).