Uno studio tedesco, che analizza l’impegno del Presidente Xi Jin Ping rispetto all’ambiente e al calo delle emissioni di anidride carbonica entro il 2060, prevede che, se in Cina si dovesse ridurre l’emissione di CO2, lo stesso risultato si otterrebbe anche nel resto del mondo. Se la Cina dovesse raggiungere l’obiettivo annunciato di arrivare alla ‘carbon neutrality’ prima del 2060, ridurrebbe quindi le proiezioni sul riscaldamento globale di circa 0,2/0,3 gradi Celsius.
Tutto questo fa capire quanto una superpotenza mondiale, con quasi 2 miliardi di abitanti (1,7 mld), possa spostare gli equilibri nel panorama globale. La flessione delle proiezioni sul riscaldamento globale di circa 0,2/0,3 gradi costituisce la maggiore riduzione singola mai stimata dall’istituto tedesco. In contrasto a tale previsione, in precedenza, il Climate Action Tracker (CAT), un istituto di ricerca sulle scienze e le politiche climatiche senza scopo di lucro con sede a Berlino, aveva stimato un aumento delle temperature globali di 2,7 gradi entro il 2100. Secondo il Climate Action Tracker, l’annuncio del Presidente cinese Xi Jinping all’Assemblea generale delle Nazioni Unite della scorsa settimana “rappresenta una vera pietra miliare nella politica climatica internazionale”. Secondo l’istituto tedesco, il comportamento della Cina dovrebbe portare a una riduzione dell’aumento stimato del riscaldamento globale a circa 2,4-2,5 gradi Celsius, avvicinandolo al limite massimo dei +1,5 gradi previsto dall’accordo di Parigi. “ E’ l’annuncio di politica climatica globale più importante da almeno cinque a questa parte “, secondo Niklas Hohne del New Climate Institute, una delle due organizzazioni partner del Climate Action Tracker.